sabato 23 giugno 2007

...e gli ebrei difendono Allam da Lerner!

L'incontro con Magdi Allam mi ha un po' cambiato.
Mi ha "chiamato" a non tacere. A dire ciò che penso.
I due pezzi pubblicati oggi sono da leggere uno dietro l'altro.
Prima le assurdità di Lerner e poi la presa di posizione delle comunità ebraiche, contro Gad Lerner.

Gli ebrei difendono Magdi Allam da Gad Lerner
di Dimitri Buffa
Brutti scherzi fa il politically correct: le comunità ebraiche di mezza Italia e le associazioni di amicizia italo israeliane si sono tutte mobilitate via internet per difendere Magdi Allam dalle acide critiche di Gad Lerner, uno degli ebrei di sinistra più critici con la politica dello stato di Israele.
Tutto è nato da una specie di recensione dello stesso Lerner su
Vanity Fair in cui traspariva un certo astio per l’ultimo libro dello scrittore egiziano intitolato “Viva Israele”. Che evidentemente deve essere un’esclamazione che ha fatto trasalire l’islamically correct di Lerner, noto per avere invitato spesso imam estremisti e gente dell’Ucoii a farneticare le proprie pretese ragioni nel programma “L’infedele”, trasmesso ogni sabato da “la 7”, la ex tv di Tronchetti Provera.
Nell’appello fatto girare via internet e già sottoscritto da decine di persone si legge tra l’ altro che “l’articolo di Gad Lerner uscito su Vanity Fair è un attacco a Magdi Allam, che noi ebrei non possiamo lasciar passare sotto silenzio. Abbiamo, singolarmente, espresso a Magdi tutta la nostra solidarietà e indignazione per le ignobili parole di Lerner. Che, oltre ad essere tali, possono essere, se non giustificate, almeno spiegate. Magdi Allam è in Italia, lui musulmano, vive da anni sotto scorta per il coraggio con il quale difende Israele, è stato minacciato di morte e la sua vita è quindi ogni giorno in serio pericolo. Questa sua dedizione gli è stata riconosciuta a Gerusalemme, con l’attribuzione del Premio Dan David e a Washington con il Mass Media Award dall’ American Jewish Commettee, due istituzioni che non praticano abitualmente lo sport di attaccare Israele, come capita a certi ebrei. Non entriamo in merito al testo di Lerner, ci limitiamo ad accluderlo per chi non lo conoscesse. Chiediamo agli ebrei italiani di firmare questo atto di amicizia e solidarietà per far giungere a Magdi Allam una voce sincera di amicizia e ringraziamento per il suo coraggioso e onesto impegno in favore della verità e della giustizia. E, come lui scrive sempre, per la vita contro la morte.”
L’articolo di Lerner era ambiguo già dal titolo: “La differenza fra traditori e transfughi: lettera a un levantino (come me)”. Nel testo si potevano leggere queste considerazioni: “Caro Magdi Allam, ho ricevuto tuo nuovo libro Viva Israele (Mondadori) con una dedica affettuosa che naturalmente ricambio. Mi rendo conto che ci hai messo l'anima, e che da uno come me ti attenderesti gratitudine per una dichiarazione d'amicizia, o meglio d'identificazione assoluta con la sorte del popolo ebraico e dello Stato d'Israele, che - nonostante le ottime intenzioni - mi lascia addosso invece un senso di disagio.”
Poi dopo avere espresso scetticismo per le posizioni di Allam, Lerner mette le mani avanti e dice di non avere “alcun diritto di farti il processo alle intenzioni”. E tuttavia poco prima parlava anche di riconversione che sa di posticcio. Più precisamente di “enfasi fideistica che esibisci, a me viene da cogliere il suono posticcio della moneta falsa.”
Lerner afferma anche, bontà sua, di non sentirsi turbato dal “ tuo tradimento nei confronti di un'ideologia panaraba zeppa di menzogne.” E aggiunge: “Il mio amico Alexander Langer mi ha insegnato la necessità del tradimento quando si tratta di rompere la gabbia della compattezza etnica. Ma non per saltare armi e bagagli dall'altra parte del muro, bensì per costruire ponti, favorire l'interscambio e la comprensione reciproca, incoraggiare l'autocritica fra la propria gente. Diceva Alex: abbiamo bisogno di traditori ma non di transfughi.”
Poi la chiosa finale, in chiave anti occidentale: “in effetti quel che mi ha dato più fastidio, nel tuo Viva Israele, Magdi, è che pure tu, come tanti nostri nemici, esalti una presunta, mai avvenuta, metamorfosi degli ebrei. Finalmente combattenti. Avamposto della guerra occidentale in difesa della sacralità della vita. Per carità, lasciaci continuare a essere quel che siamo! Certe mascherate sono troppo pericolose in tempo di guerra!”
Fin qui le accuse di Lerner a Allam, che si sostanziano in quella di essere dalla parte di Israele senza sé e senza ma. Per fortuna quasi tutto il resto degli ebrei italiani non la pensa come lui, ma come l’ottimo giornalista egiziano.


http://opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=128&id_art=3946&aa=2007

la vergognosa recensione di Lerner di "Viva Israele"

La differenza fra traditori e transfughi: lettera a un levantino (come me)
Magdi Allam, arabo, esprime nel suo libro un’identificazione totale con Israele. Che a me, ebreo, dà disagio.
Caro Magdi Allam, ho ricevuto tuo nuovo libro Viva Israele (Mondadori) con una dedica affettuosa che naturalmente ricambio. Mi rendo conto che ci hai messo l’anima, e che da uno come me ti attenderesti gratitudine per una dichiarazione d’amicizia, o meglio d’identificazione assoluta con la sorte del popolo ebraico e dello Stato d’Israele, che – nonostante le ottime intenzioni – mi lascia addosso invece un senso di disagio. Dapprima ho pensato che fosse solo una questione di tono. Per motivare la riconversione di un arabo egiziano alle buone ragioni universali d’Israele, la civiltà contro la barbarie, la vita contro la morte, autoproclami te stesso titolare di una nuova fede assoluta e incrollabile. Nobile e coraggioso è il tuo nuovo pensiero guida – la sacralità della vita – per il quale hai prescelto due portabandiera affiancati del calibro d’Israele e della Chiesa di Benedetto XVI. Più naturalmente un punto cardinale di riferimento: l’Occidente. Qui il confronto con l’infedele che ti scrive è impari. Posso solo inchinarmi al cospetto della tua rinascita spirituale. Fede assoluta e incrollabile? Tanto fragile, scettica, incoerente è la mia povera fede di povero mortale, da farmi avvertire estraneo il tuo faraonico Sturm und Drang. Lo so che ho torto, ma in tutto quel po’ po’ di enfasi fideistica che esibisci, a me viene da cogliere il suono posticcio della moneta falsa. Perché? Non ho alcun diritto di farti il processo alle intenzioni. Posso solo esprimerti solidarietà per le minacce recate alla tua sicurezza personale dagli islamisti che denunci ogni giorno sul Corriere e in Tv, mettendoci la firma e la faccia. E allora? E allora non è questione di tono, tu devoto io infedele, tu coraggioso io fifone.
Noi abbiamo più o meno la stessa età. Come tanti altri siamo arrivati entrambi in Italia per caso, dalla nativa sponda Sud del Mediterraneo. Quella guerra fulminea che Israele vinse in sei giorni quarant’anni fa, nel 1967, spezzando la tenaglia degli eserciti arabi che tentavano di distruggerlo, e conquistando vasti territori ancor oggi in larga misura purtroppo occupati, rappresenta un culmine emotivo della nostra adolescenza. Forse un giorno scriverò anch’io la mia Israele del ’67, la partecipazione minuto per minuto al conflitto, la famiglia tutta salva, la visita stupefatta – con mio padre – ai luoghi della vittoria miracolosa dallo stretto di Tiran fino al Golan, imbattendomi per la prima volta nelle case di fango dei profughi palestinesi in Cisgiordania, e dappertutto una voce flautata che cantava Jerushalaim shel zaav, cioè «Gerusalemme d’oro». Hai fatto bene a raccontare il Cairo nei giorni della sconfitta, con gli occhi di un ragazzino nazionalista. Perché l’umiliazione e l’infelicità araba che ne scaturirono sono fattori potenti di una guerra in cui siamo tuttora immersi. Né mi turba il tuo tradimento nei confronti di un’ideologia panaraba zeppa di menzogne. Il mio amico Alexander Langer mi ha insegnato la necessità del tradimento quando si tratta di rompere la gabbia della compattezza etnica. Ma non per saltare armi e bagagli dall’altra parte del muro, bensì per costruire ponti, favorire l’interscambio e la comprensione reciproca, incoraggiare l’autocritica fra la propria gente. Diceva Alex: abbiamo bisogno di traditori ma non di transfughi. È il senso di complicità che avvertivo quando mi accompagnasti nel ’98 ad Algeri. Portavo nella prima serata televisiva italiana una denuncia dell’integralismo islamico che all’epoca non ti vedeva ancora sensibile come oggi. Ma eravamo, io e te, qualcosa di antico da cui non si sfugge con i proclami e con le finte metamorfosi: due levantini. Sì, proprio gente di Levante, dai fenici alle repubbliche marinare, dai mercanti ai caravanserragli su e giù per le città cosmopolite di qui e di là del mare. Sanguemisti. Cabibbi. Gente d’outre-mer. Bastardi, per fortuna. Accomunati da una levantinità che solo gli ignoranti di storia mediterranea possono additare come una tara. In effetti quel che mi ha dato più fastidio, nel tuo Viva Israele, Magdi, è che pure tu, come tanti nostri nemici, esalti una presunta, mai avvenuta, metamorfosi degli ebrei. Finalmente combattenti. Avamposto della guerra occidentale in difesa della sacralità della vita. Per carità, lasciaci continuare a essere quel che siamo! Certe mascherate sono troppo pericolose in tempo di guerra!

http://lerner.style.it/archive.php?eid=9

venerdì 22 giugno 2007

Il ringraziamento di Magdi Allam

Aderendo all'iniziativa, giunge il graditissimo ringraziamento di Magdi Allam.
Chi volesse aderire deve scrivere una mail all'indirizzo salviamoicristiani@gmail.com
Maggiori informazioni sull'iniziativa su questo blog.
Caro amico, grazie di cuore per avere aderito a questa manifestazione perdenunciare la persecuzione e l'esodo dei cristiani dal Medio Oriente e peraffermare il diritto alla libertà religiosa e il valore della sacralitàdella vita e della dignità della persona ovunque nel mondo. Ci vediamomercoledì 4 luglio alle ore 21 a Roma in Piazza S.S. Apostoli. Cordialisaluti e i miei più sinceri auguri di ogni bene, Magdi Allam.